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9 Giugno 2022Sono migliaia, in Italia, i dipendenti privati che assistono un familiare disabile o non autosufficiente riconosciuto dall’Inps e che usufruiscono dei permessi garantiti dalla Legge 104/92 che riguarda appunto l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone portatrici di handicap.
La Legge 104 è dedicata alle persone che soffrono di disabilità e a coloro che gli offrono assistenza: i lavoratori che prestano assistenza a un disabile possono quindi chiedere al proprio datore di lavoro 3 giorni al mese di permesso (consecutivi o giornalieri) oppure di ore di permessi retribuite, proprio per far fronte alla necessità di assistere o svolgere mansioni per la persona disabile o non autosufficiente.
Abuso dei permessi Legge 104: quando si configura e quando no
L’abuso della Legge 104 si configura quando, durante la giornata di permesso retribuito per assistere il familiare disabile, il lavoratore svolge ulteriori mansioni diverse e in generale attività personali non inerenti alle mansioni di assistenza al portatore di handicap, commettendo di fatto un illecito. Questa pratica non danneggia solo il datore di lavoro (per via della fruizione di un permesso pagato in maniera non consona agli obiettivi pattuiti dalla legge in vigore), ma anche i conti dello Stato. Il ricorso a indagini volte a verificare un abuso dei permessi della Legge 104 risulta, quindi, l’unico strumento utile a fornire mezzi di prova a livello processuale.
L’abuso non si verifica, invece, in tutti quei casi visti come compatibili con i permessi garantiti dalla 104 e che riguardano lo svolgimento di commissioni personali brevi ed essenziali (fare la spesa, andare in farmacia, accompagnare i figli a scuola, controllare eventuali lavori in corso in casa propria).Â
Per maggiori informazioni su attività consentite e vietate, vi rimandiamo all’articolo dedicato a cosa si può fare e cosa no durante i permessi della 104.
Abuso Legge 104, una pratica sempre piĂą comune
Il numero di casi in cui si verifica un vero e proprio abuso della Legge 104 aumenta ogni anno: sono tanti, infatti, i datori di lavoro e gli imprenditori che ci contattano per verificare se vi è un abuso o meno dei permessi previsti dalla Legge 104 da parte di alcuni dipendenti. In tali casi, attraverso rigorose indagini aziendali, siamo chiamati a confermare o meno l’abuso della Legge 104 da parte del dipendente indagato, che tuteliamo nel pieno rispetto dello Statuto dei Lavoratori.
Il datore di lavoro non può negare i permessi previsti dalla Legge 104 ma può tutelarsi nel caso in cui sospetti un abuso di tale istituto da parte di un proprio dipendente. D’altronde, abusare dei permessi della Legge 104 costituisce una delle ragioni principali di attrito tra datori di lavoro e dipendenti.
Le indagini svolte in casi di assenteismo sono aumentate a dismisura negli ultimi anni e l’abuso della Legge 104 rientra nelle casistiche di maggior rilievo quando si indaga su un dipendente sospettato di usufruire di tali permessi senza averne diritto: il nostro compito, dunque, è quello di reperire elementi probatori utili al licenziamento per giusta causa del dipendente assenteista.
Cosa rischiano i lavoratori che abusano della Legge 104
L’abuso della Legge 104 si configura, dunque, quando le ore di permesso retribuite sono utilizzate per motivi totalmente estranei all’assistenza del familiare disabile, trattandosi quindi di una vera e propria frode e quindi di abuso punito con relative sanzioni.
A questo punto è facile comprendere i grossi rischi che corre chi abusa dei permessi previsti dalla Legge 104: oltre al licenziamento (il datore di lavoro può infatti licenziare il proprio dipendente), il lavoratore rischia di subire un procedimento penale per reato di indebita percezione dei contributi Inps.
Licenziamento
Nel primo caso, il comportamento del dipendente rovina il rapporto di fiducia con il proprio datore di lavoro, dando a quest’ultimo un valido motivo per interrompere subito il rapporto professionale. Si badi bene che basta anche un solo episodio per giustificare il licenziamento: non è infatti necessario che si verifichi un comportamento reiterato.
Procedimento penale
L’abuso della Legge 104 costituisce una truffa ai danni dell’INPS, un reato procedibile d’ufficio, senza la necessità di essere segnalato dal datore di lavoro: già , le giornate di permesso vengono retribuite dal datore di lavoro, che però recupera le somme versate al dipendente assenteista dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
Insomma, non c’è da scherzare: la Legge 104 sancisce diritti sacrosanti e fondamentali per tutti quei lavoratori che hanno la necessità di assistere un congiunto non autosufficiente e diventa fondamentale tutelarne il rispetto e l’osservanza.
Congedo straordinario INPS
Conosciuto anche come congedo biennale o congedo parentale straordinario, si tratta di un periodo di aspettativa retribuita di durata pari a due anni richiesto dai lavoratori che hanno un familiare con disabilità grave. Nello specifico, si tratta di un periodo di assenza dal lavoro retribuito concesso ai lavoratori dipendenti che assistano familiari con disabilità grave.
Quando si può richiederlo
Questo tipo di congedo è concesso quando il lavoratore dipendente:
- ha un familiare disabile al quale sia stata riconosciuta una disabilità grave, ovvero che il verbale consegnato dai medici INPS riporta la dicitura “Persona con handicap con connotazione di gravità (articolo 3, comma 3, Legge 104/1992)”;
- convive con la persona disabile da assistere, requisito soddisfatto quando coesistono coabitazione e residenza.
Quando si configura l’abuso del congedo straordinario INPS
Come per i permessi ex Legge 104, l’abuso di tale istituto si configura quando il dipendente che ne usufruisce impiega il tempo a propria disposizione in attività non congruenti con le finalità del beneficio. Ovviamente esiste una vasta giurisprudenza in merito a questo tipo di abuso, il più delle volte verificato proprio grazie a investigazioni private e aziendali che hanno accertato la condotta non congrua del dipendente, dando al datore di lavoro la possibilità di licenziarlo.